venerdì 10 agosto 2007

Ancora Burroughs, ed Hesse: tramonto della civiltà in diverse sfumature

Ho finito il Pasto Nudo di Burroughs e subito dopo mi sono tuffata sul Lupo della Steppa, già letto ma sempre interessante...però insomma, se volevo immergermi in una colata di depressione, non potevo scegliere abbinamento più azzeccato.
I deliri del tossico lasciano trasparire il degrado, la disumanità della modernità...ma tutto è profondamente carnale, le radici stanno nel fango primordiale, da cui emergono riti sanguinari, perversioni, nuove creature da incubo, e contemporaneamente ecco la tentacolare piovra del commercio, delle lobby, tutto frammisto in una confusione dalla quale non pare esserci via d'uscita - solo una maggiore consapevolezza, ed è per questo che il pasto, come il re, è nudo: questo non toglie nulla alla desolazione, ma se non altro emergono l'onestà ed il coraggio di guardare in faccia alla realtà da noi costruita.
Scrittura ed impostazione diametralmente opposta in Herman Hesse, com'è ovvio: uno stile limpido e cristallino che apre le porte allo stesso spaesamento, ma a un diverso approccio. Se infatti non si può dire che Burroughs rifiuti la decadenza moderna (pare anzi immergervisi con partecipazione, almeno per un po'), Harry Haller è nauseato dalla volgarità, dal facile divertimento, dalla superficialità della società in cui si trova a vivere, in cui si sente del tutto estraneo...eppure...eppure devo ancora ripercorrere le ultime pagine del libro e dunque lascio in sospeso anche voi.
Fatto sta che questi due libri mi hanno riempito la testa di pensieri, riflessioni, emozioni, e mi hanno fatto vedere certe cose sotto una luce diversa. E questo li colloca senz'altro nel novero delle opere che vale la pena di leggere...