giovedì 19 luglio 2007

Ah, la droga!

Avete presente quel buon William Burroughs? Sì insomma, quelli che taluni considerano il capostipite della beat generation...ecco, c'è stata un'epoca, nella mia vita, in cui leggevo i suoi alquanto folli libri durante le ore di scuola, ma li ho dimenticati, rimossi, troppo casino. Capita così, alcune cose ti rimangono impresse, altre (almeno per me) è come se non fossero mai avvenute...Fatto sta che mi sono recata in questa bella bancarella del libro, 4 libri a 6 euro (il Paradiso...) ed ho trovato alcuni titoli interessanti, fra cui appunto "la scimmia sulla schiena". Bene! Trattasi di un testo freddo e asciutto, dove il nostro anfitrione ci accompagna in un viaggio piuttosto sconclusionato, con ben pochi punti di riferimento a parte tutto quello che ruota attorno alla dipendenza.
E' incredibile la differenza fra questo libro ed altri classici moderni in questo ambito come, ad esempio "Alice e i giorni della droga", "I ragazzi dello zoo di Berlino" e "Trainspotting". Lì si trattava (soprattutto nei primi due casi) di ragazzini, qui di un adulto consapevole, che descrive con oggettività quello che gli accade. E non c'è chissà quale enfasi sulle sensazioni positive della droga, è semplicemente qualcosa che ti tiene occupato, un modo di vita...Per contro, le crisi frequenti e i guai con la legge non mancano, come anche i personaggi di questo universo parallelo...
Ora, una cosa senza dubbio interessante è che la droga sia legata, per Burroughs, al tedio di una vita borghese in cui non si ritrova. Ecco allora quell'altro mondo, mondo di contingenza ma anche meno falso nella sua brutalità. Ci si aspetta che quasi chiunque ti possa tradire, e non si finge si essere qualcosa di diverso da un essere che anela con le proprie cellule la sostanza capace di consentirgli di vivere - e morire allo stesso tempo, in un continuo processo di distruzione e creazione.
Ora mi sono comprata il "Pasto nudo", vediamo...

mercoledì 4 luglio 2007

Un inutile viaggio in Yucatan...

Bene, Yucatan di De Carlo è definitivamente concluso, e dopo averci pensato un po' su, penso di poterlo considerare un libro che non mi ha lasciato praticamente nulla. Forse il motivo è che di De Carlo ho già letto parecchi romanzi (per la precisione, questo sarebbe il sesto) e quindi conosco bene il suo stile ed i suoi temi. C'è poco da fare, per uno scrittore, seppure abile, è difficile rinnovarsi continuamente. E devo dire che la scrittura di questo autore mi piace, ma allo stesso tempo rimane piuttosto uguale a se stessa, con la conseguenza che questa volta non mi sono particolarmente dilettata. Certo, il tono ironico e distaccato, l'impietosità nelle descrizioni, persino il fatto che la storia non avesse una vera e propria conclusione, hanno reso piacevole la lettura. Ma al di là di questo...niente di nuovo, se non questa location più o meno esotica, per il resto i temi della modernità e dei suoi orrori, del fascino dell'occulto che non viene mai preso sul serio, sulla facilità delle suggestioni, erano tutti presenti in un'opera o nell'altra...magari anche posteriore, non lo nego, ma questo non fa che convalidare la mia tesi che il buon Andrea debba darsi una scossa ed uscire dalla strada che lui stesso ha tracciato...

lunedì 2 luglio 2007

Portnoy, Yucatan e Zorro...

Me ne rendo conto ora, mentre lo scrivo: ultimamente, nonostante gli esami, ho letto parecchio! Certo, in maniera meno famelica rispetto a quando davvero non ho nulla da fare, ma direi che non c'è male. E oltretutto, si tratta anche di libri che mi sono piaciuti - o mi piacciono, visto che Yucatan l'ho iniziato oggi e non sono neppure a metà, presto per fare un bilancio...
Ma andiamo con ordine. Il motivo per cui è nato questo blog è correlato proprio al Lamento di Portnoy di Philip Roth, uno scrittore che non conosco molto, ma che mi aveva a lungo affascinata prima che mi decisessi a comprare un suo lavoro. Perché questa correlazione? Ma semplicemente per il titolo, che evoca il lamento; e visto che io mi lamento sempre (ma almeno ho il merito di riconoscerlo e, nei momenti lucidi, di riderci anche sopra!) e che mentre tornavo a casa stavo appunto formulando lamentele, tutto fila. Ah, no, vi manca un passaggio fondamentale, ed ora ve lo fornirò.
Oggi ho condotto mia madre (anche lei una persona che si lamenta, e neanche poco!)all'aeroporto di Bologna, da dove sarebbe partita per Parigi. Dunque, partendo dal villaggio in cui viviamo, ci vuole teoricamente un'ora a compiere questo tragitto. Invece, magicamente, grazie al meraviglioso traffico che ci diletta ormai in ogni nostro spostamento, ci sono volute quasi due ore, e a momenti mia madre perdeva pure il volo. Ovviamente io, che ero al volante, avevo un diavolo per capello (e visto ciò che ho in testa, la cosa si fa preoccupante), e stasera, dovendo ancora guidare, questa volta da sola e con un'altra auto molto meno dignitosa, come al solito pensavo freneticamente. Guidare mi fa questo effetto, la mia mente si astrae, e se da un lato questo mi condurrà probabilmente ad una morte violenta, d'altro canto devo dire che molte belle cose possono passarmi per la testa nei miei spostamenti. Stavo dunque pensando: ecco, stasera arriverò a casa, e scriverò un post (per chi non lo sapesse ho anche un altro blog, che giace più o meno abbandonato a se stesso...) su quanto faccia schifo la viabilità in questo paese stolto; poi ho pensato che mi lamento sempre, porca troia (il che è dovuto anche alla contingenza di abitare qui, e di essere sottoposta allo stillicidio della politica e dell'idiozia imperante, immagino) e di conseguenza mi è venuto in mente quel bel libro appena concluso, il Lamento di Portnoy, ed ecco balenare questa idea propositiva, che voi già conoscete, ovvero un blog che sia un viaggio fra libri...Ecco, ora avete tutti gli elementi e sapete cosa mi spinge ora a scrivere. Il problema che si pone ora è che ho perso tipo due ore a spiegare come sia nato questo blog, ma mi è passata la voglia di esplorare i meandri delle opere che ho evocato. Che dire? Be' direi che dovrete prenderla così com'é...Fra l'altro oggi ho letto un breve racconto di Moccia che stava su un'agenda di cui non farò il nome, e se lui può scrivere tali emerite stronzate, ed essere pubblicato, ed essere pure osannato, io posso permettermi di fare quel cazzo che mi pare sul mio blog senza che nessuno se la prenda, voi che ne dite?
Hasta temprano...e ricordate, anche se non ho fatto parola alcuna di Zorro, lo consiglio senz'altro. La sua brevità non gli impedisce di contenere una buona dose di idee azzeccate, è ben scritto e il personaggio rimane nel cuore. Anche perché, chi non avrebbe voglia a volte di lasciarsi tutto alle spalle e guardare il mondo da un luogo leggermente spostato, con regole tutte sue? Con questo vi lascio...

stavo guidando la fiesta

stavo guidando la fiesta per le strade semideserte quando, spintonando fra le innumerevoli lamentele che affollavano la mia mente, si è profilata un'Idea. Una di quelle cose che solitamente mi lascio sfuggire, salvo poi rimpiangere di averlo fatto...ma oggi no, sono pervasa dalla voglia di recuperare il controllo su quello che mi avviene intorno, anzi controllo è senza dubbio la parola sbagliata: quello che realmente desidero è solo un minimo di senso d'orientamento. Perché negli ultimi giorni, presa dalla solita concatenazione di obblighi, impegni, stimoli, fluttuavo nell'indeterminatezza, senza un minimo di presa sul flusso delle cose...continuavo ad avere pensieri spostati rispetto a quello che stavo facendo, proiettati avanti e indietro e persino di lato, e fra le mille istanze che mi circondavano, non riuscivo a soffermarmi un attimo su me stessa. Capita a tutti, credo, in questa sorta di frenesia urlante di parole ed immagini, di perdere la cognizione di chi si è e di ciò che si vuole...
E così mi sono detta: basta, pur nel fiume incessante degli eventi, devi trovare lo spazio per riflettere, fermarti e respirare a fondo, assaporando e metabolizzando quello che provi durante la quotidianità.
Ma l'Idea è soltanto collegata a tutti questi pensieri. Chi mi conosce sa bene quanto grande sia il mio amore per la parola scritta, prodotta da altri o creata da me. E' qualcosa che mi ha attratta fin dalla più tenera infanzia, per ora si tratta della passione più duratura della mia vita...e non è poco. Il mio animo si duole quando non riesco a leggere, il mio cervello diventa opaco se non riesco a fissare i pensieri tramite le parole...E così mi sono detta che, dal momento che continuo a divorare pagine su pagine, rimanendo colpita ed influenzata profondamente da ciò che leggo; e dal momento, inoltre, che non posso tediare tutti verbalmente con i miei viaggi mentali su libri di cui magari non interessa loro nulla, ecco...ecco, avrei potuto affidare le mie elucubrazioni letterarie all'anonimato del web. Magari non mi legge nessuno, e anche se fosse? la possibilità, seppur remota, esiste. E se soltanto una persona potesse essere colpita da questo piccolo esperimento, avrei già ottenuto più di quello che speravo, quando guidavo soprappensiero la mia scalcagnata automobile nell'ultima luce della giornata...